Qualcosa a cui pensare al Teatro Libero di Milano

“Qualcosa a cui pensare” mette in scena una storia di ordinaria esistenza e convivenza tra ragazzi di oggi che tentano di trovare la loro identità, avendo di fronte un futuro instabile, che in modo diverso li spaventa.

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Due protagonisti che riflettono due visioni divergenti di pensiero che fanno riflettere su come diventare adulti dinnanzi ai mutamenti del mondo ed allo loro età che cambia. Da un lato Jeer, soprannome di Giacomo, studente di fisica e appassionato di Super Mario, un ragazzo nevrotico e paranoico, alla ricerca di una scossa che possa dare impulso alla sua esistenza. Dall’altro Paola, ma che tutti chiamano Plinn, una ragazza pragmatica e disillusa e con poca attitudine allo studio. Due mondi distanti e con pochi punti in comune che si incontrano e si scontrano, ritrovandosi per caso a condividere un appartamento. Nonostante le diversità scatta qualcosa tra loro, un sentimento forte come forti sono i dubbi e le resistenze a lasciarsi andare. Tutto ciò condizionerà il loro rapporto nel quotidiano e nelle scelte di vita, condividendo i propri sogni e l’amore ma anche duri scontri per le paure e l’ ansia di doversi inevitabilmente mettere in gioco per crescere.

Nicola Petaccia

comunicato stampa:
27 marzo – 2 aprile 2017 | Residenza Urbana Progetto TLLT
Qualcosa a cui pensare di Emanuele Aldrovandi
regia Vittorio Borsari
con Roberta Lidia Di Stefano e Tomas Leardini

scene e costumi Tommaso Osnaghi – video Editing e musiche Francesco Lampredi – organizzazione Valentina Brignoli – Produzione CHRONOS3 con il contributo del Bando Giovani Direzioni 2015 – Centro Teatrale MaMiMò

 Spettacolo vincitore del bando NEXT di Regione Lombardia

 L’AMORE ALL’EPOCA DEI VIDEOGIOCHI
“Qualcosa a cui pensare” è una commedia romantica e al tempo stesso ironica che ha per  protagonista  la coppia di trentenni Jeer e Pleen, specchio di una generazione cresciuta con pochi miti e tanti videogiochi, tra insicurezze e avventure dell’acrobatico SuperMario. Un po’ spudorata, illusa e incosciente, costretta a confrontarsi con le tragicomiche gioie e le difficoltà dell’Italia dei nostri giorni, la giovane coppia mostra un’anima fragile e mutevole. Pieni e vuoti, liberi e dipendenti, deboli e spavaldi, i due protagonisti mettono in scena le contraddizioni di un’epoca di crisi globale e identitaria, di instabilità politica e scarsità di riferimenti forti. “Qualcosa a cui pensare” vuole raccontarci, come in un videogioco, diversi livelli di caos e insicurezza generazionale. “Lo spettacolo procede per contrapposizioni di scene: sia con l’ironia del telefilm Friends che ci ha tenuti incollati al televisore ogni sera, sia con momenti fragili e drammatici in cui le insicurezze si rivelano appieno. Sarà la sottile ma persistente storia d’amore dei protagonisti, sorprendete e spiazzante perché fuori dai binari tradizionali ad indicarci una strada.
Insieme ai due attori, protagoniste sono le immagini video, che scandiscono i ritmi tra i diversi quadri, approfondiscono le diverse tematiche affrontate e visualizzano i concetti relativi alla Fisica, presenti nello spettacolo (studio del pensiero, sinapsi, le galassie e i buchi neri), oltre che elementi concreti presenti nel testo (come: il videogioco Super Mario, le strade cittadine, la caduta da un palazzo per suicidarsi, ecc. ecc.). Ma, soprattutto, sullo schermo prendono forma le paure del futuro e un equilibrio perennemente in bilico fra menzogna e verità,  che, come la teoria fisica del caos, precede attraverso salti in avanti e in indietro nel tempo fino a rivelare un ordine generato proprio dall’incontro di Jeer e Plin.
“Qualcosa a cui pensare è un appuntamento con se stessi, con la generazione degli anni Novanta cresciuta a pane e Super Mario Bros, con la necessità di cambiare, consapevoli che non si può rimanere uguali e indifferenti dinanzi ai disastri, ai mutamenti del mondo e alla propria età che cambia, senza riuscire a capire, però, cosa essere, cosa diventare.”
Sara Lotta, Persinsala

VITTORIO BORSARI – Laureato in Filosofia alla Statale di Milano e diplomato alla Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi.  Nel ruolo di assistente alla regia ha seguito i lavori di Giampiero Solari, Carmelo Rifici, Firenza Guidi e Silvio Peroni.Al momento è assistente di Giampiero Solari alla direzione della Scuola Civica Paolo Grassi di Milano.Dal 2012 è direttore artistico con Manuel Renga della stagione teatrale Circuito Contemporaneo dei comuni di Carpenedolo (BS) e Toscolano Maderno (BS).Dal 2015 la stagione teatrale Circuito Contemporaneo è entrata nel nuovo circuito multidisciplinare della Lombardia C.L.A.P.S.S. con il finanziamento e patrocinio del Ministero dei beni culturali.Nel settembre 2016 lo spettacolo “Qualcosa a cui pensare” vince il Bando NEXT di Regione Lombardia. Nel dicembre 2016 la compagnia vince con il progetto “CIRCUITO CONTEMPORANEO / SWICH ON” il Bando Cariplo FUNDER 35.

EMANUELE ALDROVANDI – Dal 2012 lavora come autore, drammaturgo e insegnante di scrittura al Centro Teatrale MaMiMò diReggio Emilia. Per la compagnia MaMiMò ha scritto L’isola del tesoro (2012), Viva Clara! (2013) e Elvis e il Papa (2014). Collabora inoltre con la compagnia Chronos3 e scrive di teatro sul settimanale Arcipelago Milano.Ha ricevuto vari riconoscimenti fra cui il Premio Nazionale di Teatro Luigi Pirandello 2012 per Felicità, la Segnalazione al Premio Hystrio Scritture di scena 2012 per Funziona meglio l’odio, il Premio Riccione “Pier Vittorio Tondelli” 2013 per Homicide House e il Premio Hystrio Scritture di Scena 2015 per Farfalle.

Call of Duty – Fake Version al Teatro Libero

Citando Eraclito (o una canzone recente di successo) “panta rei”, tutto scorre in questo mondo dove reale e virtuale si mescolano: un flusso di informazioni, idee e racconti che ci restituisce un cocktail disorientate sulla percezione di quello che accade (o non accade) intorno a noi.

CALL 7.JPGE’ questo il tema dominante di “Call of Duty – Fake Version“, spettacolo teatrale in scena al Teatro Libero fino al 19 marzo, in cui già il titolo richiama al noto videogioco spara tutto in cui il giocatore può vestire i panni di un militare, facendolo “giocare” alla guerra.
La “chiamata al dovere”, la chiamata alla guerra del titolo impera sulle coscienze dei personaggi della storia, personaggi lontanissimi tra loro per geografia e condizione di vita: due uomini in una casa occidentale qualsiasi, due giovani spose di Jhiadisti in Siria, due “foreign fighters” in Ucraina e una madre con suo figlio in un altro luogo indefinito, etereo.

CALL 5Queste coppie di personaggi, che inizialmente sembrano vivere in bolle separate, al proseguire della narrazione intrecciano i loro pensieri, le loro angosce e contraddizioni rendendo sempre più chiaro allo spettatore come essi siano legati dalla stessa condizione di esseri umani imprigionati in una realtà che subiscono, mentre la loro mente cerca continuamente di fuggire in un sogno, una realtà “virtuale” e alternativa a cui vogliono credere per non perdere la speranza.
Elemento sempre presente sono i media: televisori e telefonini sono sempre presenti in scena e sono elementi essenziali per veicolare ansie, paure o sogni dei personaggi.
La “terza guerra mondiale frammentata”, come definita da Papa Francesco, diventa lo specchio del nostro Tempo, dove una concretissima bomba in una casa semidistrutta può diventare una lontana e virtuale notizia detta velocemente nella pagina di cronaca di un telegiornale occidentale: ecco che “Call of duty – fake version” sarà un’occasione per riflettere su queste tematiche di strettissima attualità.

Roberto Rubini

Un eccellente Manuel Renga

13 marzo – 19 marzo 2017 | Residenza Urbana Progetto TLLT
Lunedì – sabato ore 21.00 – Domenica ore 16.00
regia di Manuel Renga
con Valerio Ameli, Sara Dho, Francesco Meola e Silvia Rubino
scene e costumi Aurelio Colombo
Testo finalista al Premio Oltreparola 2015 (Milano)
Progetto finalista al Premio Lidia Petroni 2016 (Brescia)
Progetto presentato nella rassegna INNESTI Outis Centro Nazionale di Drammaturgia Contemporanea al Teatro Menotti (2016)
Testo finalista al premio letterario Lago Gerundo (2016)
Produzione TLLT e CHRONOS3
“Call Of duty – fake version” è un viaggio in tempi e spazi diversi che porterà gli otto protagonisti ad immergersi in quella sensazione di pericolo perenne che caratterizza la nostra epoca, segnata da terrorismo e foreign fighters.
Dalla Siria all’Ucraina, dall’Italia agli Stati Uniti, il pericolo è in agguato dietro alle nostre effimere sicurezze. Perché si combatte questa “maledetta guerra”?
Lo spettacolo è uno spaccato di storia, vite e paure, forse unite da ramificazioni superiori che  muovono quel mondo moderno, in cui il confine tra reale e virtuale è sottilissimo e spesso finisce con l’andar smarrito.
Confondere questi due livelli è una delle malattie più pericolose del nostro tempo. Non avere cognizione della realtà, convinti di giocare a un eterno videogame con le vite degli altri; ecco: pensare di avere in mano le vite di altrui è il vero problema.
Le campagne mediatiche, le campagne di reclutamento, le campagne di convincimento sono in questo senso degli esempi perfetti di manipolazione di massa. Fenomeno quanto mai attuale, diventa più pericoloso quando queste campagne riguardano la guerra, la morte, la distruzione.
Call of Duty è una chiamata al dovere per alcuni, ma è una chiamata alla consapevolezza dell’intelligenza degli uomini.
In scena, quattro attori rappresentano otto personaggi, che, pur rimanendo nello stesso spazio, appartengono a tempi e luoghi diversi, indice di una diffusione capillare del pericolo.
Storie accomunate dal grande tema della guerra, o meglio della convinzione che la guerra sia un Bene/Liberazione/Santa/necessaria. Per questo si arruolano soldati da tutto il mondo, incuranti di morire in terre lontane, trasfigurate da deliranti immagini televisive.
La recitazione è spezzata, a restituire personaggi, che fanno i conti con le crepe delle identità contemporanee. Identità frammentate, sfaccettate, deboli, capaci di cambiare da un attimo all’altro.
Personaggi e storie profondamente umane e fragili: effimeri come ciò che, a qualsiasi latitudine, muove il mondo.

TEATRO LIBERO – via Savona, 10 – 20144 – MILANO

L’abito nuovo al Teatro Sala Fontana

L’abito nuovo è una commedia scritta da Eduardo De Filippo e Luigi Pirandello nel 1935, un adattamento dell’omonima novella dello stesso autore siciliano. La prima rappresentazione, avvenuta a Milano al Teatro Manzoni il 1º aprile 1937, pochi mesi dopo la morte di Pirandello (wikipedia).

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La commedia è interpretata dal teatro “napoletano” anche in questa versione con regia e luci di Michelangelo Campanale presso il Teatro Sala Fontana fino al 19 Marzo. In questa commedia emerge la metafora della “teoria delle maschere” cara a Pirandello, difatti il protagonista Michele Crispucci si trova a fronteggiare delle scelte di vita, scelte legate al suo “abito”. Il passaggio da un abito vecchio ad un abito nuovo diventa il pretesto per la rappresentazione delle scelte ed anche di pazzia che il protagonista ha verso sua moglie. Il protagonista si trova costretto a dover scegliere tra la sua dignità ed onestà ed i beni materiali della moglie, senza poter sfuggire al giudizio di familiari e colleghi.

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Anche la scenografia mostra questa dicotomia lavorando a più livelli, quello degli ambienti interni in primo piano, spesso oppressivi, come quello dell’ufficio o sfarzoso come la casa della moglie di Michele Crispucci e la strada, rappresentata sullo sfondo ad un livello sollevato rispetto alla quota del palcoscenico, quasi a voler elevare il carattere del giudizio collettivo e corale della commedia napoletana. Il protagonista viene messo sotto i riflettori che lo fanno emergere dal buio e dalla nebbia di una vita passata a nascondere il proprio passato, chiamato a scegliere per proprio futuro e soprattutto per quello di sua figlia.

Nicola Petaccia

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14-19 Marzo 2017
L’ABITO NUOVO
di Eduardo de Filippo e Luigi Pirandello
con Marco Manchisi, Nunzia Antonino e Salvatore Marci
e Vittorio Continelli, Annarita De Michele, Adriana Gallo, Paolo Gubello, Dante Manchisi, Olga Mascolo, Antonella Ruggiero, Luigi Tagliente
regia scene e luci Michelangelo Campanale
Produzione Ass. Cult. Tra il dire e il fare/La Luna Nel Letto

Cosa accade quando Eduardo De Filippo incontra Luigi Pirandello? L’abito nuovo è proprio il frutto di questa insolita unione fra i due grandi maestri del teatro e della letteratura.
Andata in scena per la prima volta nel 1937 proprio nel capoluogo lombardo, quest’opera torna a Milano al Teatro Sala Fontana con la regia di Michelangelo Campanale che dirige gli attori della compagnia pugliese La Luna Nel Letto.
Inserita poi nel filone della Cantata dei giorni pari, la pièce racchiude tutti i temi cari ai due autori, condensati nella figura dello scrivano Michele Crispucci: un personaggio umile, attaccato alla sua dignità di uomo, testardo e, nonostante gli eventi, innamorato a tal punto della moglie da sviluppare una sorta di lucida follia. Quest’uomo è un eroe contemporaneo in lotta contro l’ottuso materialismo dei nostri giorni e il degradante attaccamento degli uomini alle cose e alla roba piuttosto che ai sentimenti. Fulcro della vicenda è l’apparentemente innocuo passaggio da un abito vecchio, indossato da tempo immemorabile, ad uno nuovo.
Eduardo restò affascinato dalla figura del protagonista di questa breve novella, che partendo da un’umile condizione sociale, non accetta l’eredità che la sorte gli predispone pur di non perdere la sua dignità e la sua onestà.

Lo spettacolo nasce dalla collaborazione tra Michelangelo Campanale, che dipinge la scena con una regia visionaria – ispirata alla novella e allo stesso tempo fedele al testo di Eduardo – e Marco Manchisi che ha curato il corpo della recitazione, comparando il dramma del 1935 e la riscrittura che Eduardo effettuò per le riprese RAI del 1965.
Testo e regia sono cuciti sull’affiatato nucleo di attori che da anni costituisce l’anima della compagnia La luna nel letto (Residenza Teatri Abitati di Ruvo di Puglia, in collaborazione con Sistema Garibaldi di Bisceglie e l’Associazione culturale Linea d’Onda).
Lo spettacolo quindi, riprende tutti i temi cari a De Filippo (la povertà, la miseria, il teatro nel teatro tipico delle sue commedie) e a Pirandello (lo scrittore della tragedia o deus ex machina, incarnato qui dal sarto che sin dall’inizio sembra cucire il suo abito come se stesse mettendo insieme le vicende del racconto, per poi prenderne improvvisamente parte).

TEATRO SALA FONTANA Via Boltraffio 21 – Milano

Tel. 0269015733 E-mail fontana.teatro@elsinor.net

M3 e M5 (ZARA) – TRAM ( 3 – 4 – 7 – 11 ) -
BUS (82 – 90 – 91 – 92)

http://www.teatrosalafontana.ithttp://www.vivaticket.it

ORARI SPETTACOLI

giovedì – sabato ore 20.30 domenica ore 16.00

PER INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI

prenotazioni telefoniche al numero 02 69015733 da lunedì a venerdì dalle ore 9.30 alle ore 18.00 via mail a fontana.teatro@elsinor.net

Il Barbiere di Siviglia in scena – Associazione VoceAllOpera 2017

Finalmente, dopo circa un anno dalla messa in scena dell’Elisir d’Amore, torna in scena il regista Gianmaria Aliverta, allo Spazio Teatro 89 a Milano. Oltre a esserne regista, Aliverta cura le scene di quest’opera, dirigendo giovani artisti, che si cimentano, insieme all’orchestra composta da giovani ne Il Barbiere di Siviglia.

VoceAllOpera punta sempre al massimo, di seguito il comunicato stampa.

Il barbiere di Siviglia
di G. Paisiello
SPAZIO TEATRO 89  – Milano

L’Associazione VoceAllOpera inaugura la Stagione lirica 2017 allo Spazio Teatro 89, portando in scena Il barbiere di Siviglia di G. Paisiello, nelle serate di mercoledì 15 e giovedì 16 febbraio 2017. Nell’anno appena conclusosi si sono celebrati i 200 anni dalla scomparsa di uno dei più influenti compositori lirici del classicismo italiano, apprezzato e temuto da Mozart e Rossini. Appuntamento passato quasi in sordina nella città di Milano, ma che VoceAllOpera vuole festeggiare con la messa in scena dell’opera che più di ogni altra è esemplificativa della parabola di Paisiello, oscurata negli anni successivi dalla più nota rappresentazione rossiniana. Ancor più di quella di Rossini, questo piccolo gioiello un po’ dimenticato segue fedelmente l’originale di Beaumarchais. L’allestimento verrà replicato nell’ambito del Giovanni Paisiello Festival di Taranto, terra natale del compositore, grazie alla sinergia che VoceAllOpera ha creato con il Festival stesso.

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Come tutte le produzioni di VoceAllOpera, anche questa punta su due pilastri fondanti: il mettere in scena uno spettacolo che, a partire da un’esiguità dei mezzi ma forte di una maniacale attenzione all’aspetto attoriale dei cantanti, riesca a portare in scena gli affetti e a parlare un linguaggio a tutti comprensibile; e in secondo luogo lo scommettere tutto sui giovani, siano essi cantanti, direttori o musicisti. Questi gli intenti di Gianmaria Aliverta, regista e direttore artistico di VoceAllOpera (che, grazie all’eco delle sue stagioni milanesi, si è guadagnato le regie degli spettacoli al Teatro La Fenice di Venezia, a Firenze, a Martina Franca e in Giappone) e della sua squadra di giovani talenti.

Lo scaltro factotum Figaro sarà impersonato dal baritono Carlo Checchi, mentre il soprano Graziana Palazzo vestirà i panni di Rosina. I baritoni Luca Simonetti e Luca Vianello saranno rispettivamente dottor Bartolo e don Basilio. Il tenore spagnolo Néstor Losàn impersonerà il Conte d’Almaviva, mentre Maurizio De Valerio e Gabriele Faccialà saranno a loro volta Il giovinotto e Lo svegliato.

L’orchestra giovanile a parti reali di VoceAllOpera sarà diretta dal giovane Ferdinando Sulla, mentre il maestro al cembalo sarà Fabio Maggio, allievo dell’Accademia del Maggio Musicale Fiorentino. Aliverta firma regia e scene, Sara Marcucci i costumi.

La Stagione lirica 2017 di VoceAllOpera (che proseguirà con Madama Butterfly a marzo) è resa possibile grazie alla sinergia con Mare culturale urbano, Spazio Teatro 89 e il Fondo Morosini, senza nessuna sovvenzione pubblica.

Mercoledì 15- Giovedì 16 febbraio 2017, Ore 20:00
SPAZIO TEATRO 89, Via Fratelli Zoia, 89 – MILANO
INFO E BIGLIETTI: www.spazioteatro89.org, info@spazioteatro89.org, Tel: 02 40.914.901
COSTO: 20 euro/18 euro (ridotto under 25 e over 65)

Girotondo.com al Teatro Filodrammatici

È in scena al Teatro Filodrammatici di Milano, fino al 29 gennaio, Girotondo.com una commedia leggera e brillante che ci invita a riflettere sul sesso e i rapporti interpersonali oggigiorno.

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Tommaso Amadio e Alice Redini interpretano a giro situazioni e coppie moderne, due ragazzini in discoteca, un politico e moglie e una professoressa infatuata di un suo studente, mettendo in risalto quanto per tutti i personaggi il sesso sia qualcosa di assolutamente leggero: può essere usato per accontentare l’ex fidanzato e fare in modo che se ne vada, per ottenere una chance di carriera, come punizione per il marito assente.
La scenografia è essenziale ma efficace e si adatta ad ogni scena senza confondere lo spettatore, adattata in scena mano a mano che lo spettacolo prosegue.
Attori bravissimi e con una buona sinergia uniti a una sceneggiatura frizzante e divertente fanno di Girotondo.com uno spettacolo da non perdere

Al Berto

12 – 29 gennaio 2017 – Teatro Filodrammatici di Milanogirotondo.com1.jpg

girotondo.com ispirato a Girotondo di Arthur Schnitzler | testo e regia Bruno Fornasari

con Tommaso AmadioAlice Redini produzione Teatro Filodrammatici di Milano

Dal 12 al 29 gennaio torna lo spettacolo più provocatorio del Teatro Filodrammatici.

girotondo.com è una versione contemporanea del Girotondo di Schnitzler, testo vietato dalla censura imperiale tedesca perché ritenuto pornografico. Al posto dei soldati, delle dame e dei nobili della Vienna fin de siècle, troviamo icone della nostra attualità come il vincitore di un reality costretto a fare il gigolò, l’insegnante di liceo innamorata del suo allievo e le ragazzine disposte a qualche sacrificio pur di far carriera.
Lo spettacolo, diviso in sei scene, presenta una catena d’incontri sessuali a due, in cui uno dei personaggi della scena precedente appare anche in quella successiva.
La vittima illustre è proprio il sesso, ridotto di questi tempi a semplice strumento per ottenere privilegi, soddisfare ambizioni, esercitare potere e mettersi in mostra.. girotondo.com è il mondo visto con un po’ di sconforto e un bel po’ di ridicolo, il mondo che si vedrebbe facendo zapping in un hotel di lusso con pay per view in offerta speciale e la speranza che qualcun altro paghi il conto.
Scrive  John Hodge “Questo è Girotondo, ma non come lo conosciamo noi. Questa è storia di oggi, o meglio un’esplorazione di come noi viviamo e amiamo ai giorni nostri. Bruno Fornasari ha scritto una tagliente e sagace cronaca di amore, sesso, morale, desiderio, felicità e squallore.
[…] Ma girotondo.com non ci lascia in un limbo. Sarebbe stato più facile per l’autore lasciare ogni incontro senza prospettive, e appunto c’è, io credo, qualcosa di Beckett in alcuni scambi che c’incoraggiano a prevedere, anzi proprio ogni scena fornisce un’adeguata progressione, alcune più di altre, nel suggerirci una conclusione, o – perché no Bruno? – un sequel.
Questo è un testo che si merita d’essere ampiamente rappresentato e goduto perché è meditato e, allo stesso tempo, fa riflettere, un viaggio a tutto tondo intorno alle nostre passioni e ossessioni.

girotondo.com

di Bruno Fornasari | ispirato a Girotondo di Arthur Schnitzler | con Tommaso Amadio, Alice Redini | scene e costumi Erika Carretta | regia Bruno Fornasari | assistente alla regia Michele Basile | assistente costumista Linda Muraro | équipe tecnica Andrea Diana, Silvia Laureti | produzione Teatro Filodrammatici di Milano
spettacolo in scena dal 12 al 29 gennaio 2017
martedì, giovedì e sabato 21.00 / mercoledì e venerdì 19.30 / domenica 16.00

 

www.teatrofilodrammatici.eu   tel. 02 36727550

Teatro Filodrammatici di Milano
via Filodrammatici, 1 – ingresso Piazza Paolo Ferrari, 6 – Milano

Miseria & Nobiltà al teatro Sala Fontana

Miseria e Nobiltà al Teatro Sala Fontana è una commedia all’italiana molto divertente e colorata, in scena fino al prossimo ventinove gennaio.

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Due famiglie ridotte al lastrico costrette a dividere un bilocale aprono lo spettacolo nel bel mezzo di un litigio. Il calore e la parlata napoletana aggiungono colore all’accesa conversazione. Si litiga per fame, lo si capisce subito, cinque mesi arretrati di affitto e l’impossibilità di trovare alcunché da impegnare per pagare i debiti, o anche solo per poter mangiare. La possibilità di riscatto, o quantomeno di metter qualcosa sotto ai denti, arriva dall’ingaggio per inscenare una farsa e far credere a un nuovo arricchito di avere il benestare di una famiglia nobile per le nozze del figlio. Le due famiglie riusciranno nell’intento fingendosi dei nobili, tra sketch esilaranti e colpi di scena, un lieto fine e tanto al quale pensare. Miseria e Nobiltà è uno spettacolo bellissimo recitato egregiamente, con una regia è una sceneggiatura impeccabile. Insomma non bisogna assolutamente lasciarselo scappare.

Al Berto

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17-29 GENNAIO 2017 al Teatro sala Fontana
MISERIA & NOBILTÁ
dal testo di Eduardo Scarpetta
regia Michele Sinisi
scritto con Francesco M. Asselta
con Diletta Acquaviva, Stefano Braschi, Gianni D’addario, Gianluca delle Fontane, Giulia Eugeni, Francesca Gabucci, Ciro Masella, Stefania Medri Giuditta Mingucci, Donato Paternoster, Michele Sinisi
scene Federico Biancalani
direzione tecnica Rossano Siragusano
costumi GdF Studio
Assistente ai costumi  Arman Avetikyan
Aiuto regia Domenico Ingenito, Roberta Rosignoli
Produzione Elsinor Centro di Produzione Teatrale

Miseria&Nobiltà spettacolo finalista premio Hystrio Twister 2016

Michele Sinisi premio ANCT – premio della critica 2016

Dopo il successo dello scorso anno e in partenza per una lunga tournée in tutta Italia, torna al Teatro Sala Fontana Miseria&Nobiltà, tratto dal testo di Eduardo Scarpetta. Reso celebre dal film del ‘54 di Mattioli con Totò, Miseria&Nobiltà è uno dei classici della tradizione napoletana e italiana. Reinterpretando nuovamente un vero e proprio mito della modernità, Michele Sinisi ci racconta una storia tipicamente italiana, capace di essere attuale e autentica sia dentro che fuori la scena. La storia, ormai nota, è quella di un povero squattrinato che costretto a vivere di espedienti per rimediare a fatica un tozzo di pane, dà vita a una fitta tessitura di trovate dialogiche e di situazioni che rappresentano la summa dell’arte attoriale italiana e di quanto di meglio la storia del teatro (in particolare quella napoletana) abbia prodotto nel tenere il pubblico inchiodato alla sedia: Lo scrivano Felice Sciosciammocca e il suo amico Pasquale sono due poveracci che vivono alla giornata. Senza uno spicciolo in tasca e affamati, i due amici e le loro famiglie vengono ingaggiati dal marchesino Eugenio perché si fingano suoi nobili parenti presso la casa del futuro suocero, un cuoco arricchito,  con lo scopo strappare il consenso al matrimonio. Colpi di scena ed equivoci renderanno le cose più complicate e nulla andrà secondo i piani.
Nella messa in scena di Sinisi, la farsa di Scarpetta si libera dalla parlata napoletana e con l’uso di diversi dialetti gioca a rappresentare realtà e finzione facendo leva sulle suggestioni evocate da questo testo. La scena volutamente scarna e cupa della prima parte con i suoi personaggi in tuta, magliette usurate e leggins, lascia spazio alla sorpresa dell’allestimento del secondo tempo, pensato dallo scenografo Federico Biancalani con sfarzo solo apparente, dove un lampadario a prima vista sontuoso si rivela poi fatto di cucchiai e mestoli.
Come una canzone pop il cui ritornello potrebbe essere ripetuto all’unisono da tutta la platea, i dialoghi e le scene di Miseria&Nobiltà sono un vero e proprio collante sociale, la ripetizione di un rito collettivo che unisce e diverte. Questo avviene senza dimenticare il lascito del cinema e la potenza espressiva che questo veicola, il grande schermo bianco che compare in scena ne è la prova più efficace. Si aderisce all’originale sì, ma tradendolo continuamente, in un gioco continuo di partiture teatrali.
Miseria& Nobiltà ritorna a quel testo del 1888 solo riscoprendosi rito nell’oggi con una straordinaria squadra di attori che s’impossessano della scena. Dice Sciosciammocca nell’ultimissima battura della storia “Torno nella miseria, però non mi lamento: mi basta di sapere che il pubblico è contento.” Miseria & Nobiltà del mestiere del vivere recitando.

Ivan e il Diavolo al Teatro Franco Parenti

In scena il doppio dei fratelli Karamazov, Ivan e il Diavolo, rivisto da Alberto Oliva. Dopo anni di interpretazione, il giovane regista, ormai più che affermato, lascia le sembianze di Ivan per dedicarsi alla regia e dare un’interpretazione personale di questo capitolo di Fedor Dostoevskij.

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I mali del mondo in una testa piccola che quasi scoppia, riesce a generare un suo doppio, il Diavolo, anche se questi insiste con dei dialoghi straordinari a convincere il giovane che egli esiste. Interpretazione grandiosa per Mino Manni, e anche un lodevole bravo al giovane Francesco Meola. Alla fine di tutto resta solo un dubbio quasi amletico: esiste o non esiste il diavolo? comunque sia ci ha sedotti fino alla fine.

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IVAN E IL DIAVOLO
Il mistero del doppio nei Fratelli Karamazov

Adattamento e regia di Alberto Oliva e Mino Manni
da I Fratelli Karamazov di Fedor Dostoevskij
con Mino Manni e Francesco Meola
Costumi Marco Ferrara
disegno luci Alessandro Tinelli

Il capitolo più misterioso, per il suo particolare stile grottesco, dell’ultimo grande romanzo di Dostoevskij prende vita in uno spettacolo al confine tra la realtà e l’allucinazione, per sondare le radici del male. La scena ci mostra un ambiente logoro e sudicio, come a dare una rappresentazione esterna dell’anima di Ivan: un bagno che dovrebbe servire da luogo della purificazione e della pulizia e che, al contrario, è più sporco di una latrina pubblica, abbandonato al degrado. Il bagno è però anche il luogo tipico della solitudine, dell’incontro con se stessi davanti allo specchio, l’incontro con il proprio doppio. E’ qui che il giovane Ivan incontra il suo alter ego, il diavolo. Ma è un diavolo grottesco e a tratti ridicolo, paradossale come è paradossale per Dostoievskij il male. Ne nasce un dialogo surreale, grottesco e folle, in cui, alla richiesta di senso di Ivan, il diavolo risponde in modo sorprendente e imprevedibile.  Il testo affronta il tema dell’ingiustizia del male, l’assoluta insensatezza della violenza sui bambini, l’orrore che nasce nell’uomo quando comprende che il male in sé non solo è seducente ma parte profonda del nostro essere. La possibilità di riconoscersi in questo male risolve lo scontro in un grande senso di liberazione.

Sala Café Rouge
17 – 22 gennaio 2017
ORARI
mar h 21.00 ; mer, ven h 20.00; gio, sab h 21.15; dom h 16.30

Teatro Franco Parenti – Via Vasari 15, Milano – Tel. 02.59995217
www.teatrofrancoparenti.com
Twitter @teatrofparenti 
Facebook /teatrofrancoparenti 

Il più bel giorno della mia vita – Teatro Leonardo

IL PIÙ BEL GIORNO DELLA MIA VITA

DI VALERIA CAVALLI – REGIA VALERIA CAVALLI E CLAUDIO INTROPIDO – CON SABRINA MARFORIO, CLAUDIA MARSICANO, ROBERTA ROVELLI – SCENE CLAUDIO INTROPIDO E MARIA CHIARA VITALI,  COSTUMI MARIA CHIARA VITALI, ASSISTENTE SCENE E COSTUMI ANNA TIMPANARO, FOTO DI SCENA ROBERTO ROGNONI, VIDEO CLAUDIA MARSICANO, FOTOGRAFIA FEDERICA FRIGO

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Siamo in un’era tecnologica, tutto avanza e si trasforma velocemente, le donne sono giustamente dedite alla carriera, al lavoro, sono pratiche, efficientissime, piene di impegni e di responsabilità ma appena viene pronunciata la parola “matrimonio”, il tempo fa marcia indietro. Si regredisce al sogno infantile di essere principesse con l’abito lungo, brillante, vaporoso, in un attimo riaffiora il bisogno di vivere una favola, quella che tante volte è stata raccontata dalla mamma prima di andare a letto, e ci si tuffa a capofitto in un mondo di tulle e confetti costruito ad hoc per rendere speciale quel giorno che viene preparato curando ogni minimo dettaglio affinché tutto sia magico e straordinario. Il più bel giorno della mia vita è la cronaca, comica e pungente, del periodo che precede la data del matrimonio che deve rispecchiare in tutto e per tutto quel romanticismo stereotipato tanto vagheggiato anche nell’epoca in cui viviamo. Uno spettacolo brioso e sapido che fa riflettere sul bisogno di fuggire dalla realtà per rifugiarsi in un sogno. Anche se prefabbricato.

PRIMA NAZIONALE

Teatro Leonardo
da martedì a sabato ore 20:30 – domenica ore 16:30 – lunedì riposo
Durata: 1 ora e 30 minuti
Spettacolo inserito in Invito a Teatro tagliando Manifatture Teatrali Milanesi

DAL 17 AL 29 GENNAIO
MANIFATTURE TEATRALI MILANESI

Ivan e il Diavolo – Teatro Franco Parenti

IVAN E IL DIAVOLO
Il mistero del doppio nei Fratelli Karamazov

Adattamento e regia di Alberto Oliva e Mino Manni
da I Fratelli Karamazov di Fedor Dostoevskij
con Mino Manni e Francesco Meola
Costumi Marco Ferrara
disegno luci Alessandro Tinelli

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Il capitolo più misterioso, per il suo particolare stile grottesco, dell’ultimo grande romanzo di Dostoevskij prende vita in uno spettacolo al confine tra la realtà e l’allucinazione, per sondare le radici del male. La scena ci mostra un ambiente logoro e sudicio, come a dare una rappresentazione esterna dell’anima di Ivan: un bagno che dovrebbe servire da luogo della purificazione e della pulizia e che, al contrario, è più sporco di una latrina pubblica,

abbandonato al degrado. Il bagno è però anche il luogo tipico della solitudine, dell’incontro con se stessi davanti allo specchio, l’incontro con il proprio doppio. E’ qui che il giovane Ivan incontra il suo alter ego, il diavolo. Ma è un diavolo grottesco e a tratti ridicolo, paradossale come è paradossale per Dostoievskij il male. Ne nasce un dialogo surreale, grottesco e folle, in cui, alla richiesta di senso di Ivan, il diavolo risponde in modo sorprendente e imprevedibile.  Il testo affronta il tema dell’ingiustizia del male, l’assoluta insensatezza della violenza sui bambini, l’orrore che nasce nell’uomo quando comprende che il male in sé non solo è seducente ma parte profonda del nostro essere. La possibilità di riconoscersi in questo male risolve lo scontro in un grande senso di liberazione.

Sala Café Rouge
17 – 22 gennaio 2017
ORARI
mar h 21.00 ; mer, ven h 20.00; gio, sab h 21.15; dom h 16.30

Teatro Franco Parenti – Via Vasari 15, Milano – Tel. 02.59995217
www.teatrofrancoparenti.com
Twitter @teatrofparenti 
Facebook /teatrofrancoparenti 

Uno che conoscevo – Teatro Libero

“UNO CHE CONOSCEVO” OVVERO DE LE MENZOGNE, IL POTERE DI CONTROLLO, LA MANIPOLAZIONE DELL’INFORMAZIONE E L’ESERCIZIO DELLA PAURA

Da martedì 17 a giovedì 26 gennaio debutterà al Teatro Libero di Milano in Prima Nazionale lo spettacolo “Uno che conoscevo”, ultimo lavoro del drammaturgo e regista Corrado Accordino.

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Ambientato nella redazione di un telegiornale, la narrazione s’incentra su tre giornalisti, una stagista e undici quadri per raccontare la quotidiana preparazione del TG.
Quali sono le notizie prioritarie?
Ogni giorno la redazione si anima. Gli ascolti sono in calo e la preoccupazione di perdere il lavoro aleggia in ufficio. L’atmosfera si infiamma per un nonnulla, ma gli equilibri tra le scrivanie sono consolidati fra Riccardo Chiesa, il caporedattore famoso per il fiuto e un passato da giornalista d’assalto, Valentina Pedretti, suo braccio destro, pratica, risoluta e capace di acquietare gli umori dell’ufficio e Chiara Guidetti, il volto più noto del giornalismo italiano. La loro quotidianità viene stravolta dall’arrivo della nuova stagista, una neo laureata che ancora crede nel senso profondo del giornalismo: informare le persone dei fatti, dire la verità. Ma non siamo più a scuola. Il sistema a cui appartengono è molto più complesso, le leggi che governano il mondo dell’informazione sono altre, ogni notizia provoca una reazione a catena e sono i media che sensibilizzano, dettano le priorità, creano l’agenda setting.

Così, tra vessazioni ed educazione al mestiere, la giovane stagista impara le regole del gioco, un subdolo e necessario destreggiarsi tra dinamiche d’ufficio, segreti pericolosi e opportunismi. E in meno di un mese di lavoro, tra una notizia e l’altra, impara bene il mestiere, meglio di quanto i suoi tutor potessero pensare.

NOTE DI REGIA

Il mondo intorno, le notizie da raccontare, le priorità di una realtà da decifrare. Il difficile compito di raccontare la vita, nella rete complessa delle sue manifestazioni. Dalla guerra in Siria al traffico romano, dall’emergenza bomba al costo dell’acqua, dalle preoccupazioni del Papa alla Champions League. Quali sono le riflessioni, intuizioni o follie, di chi ha la possibilità di svelarci il mondo, le sue strategie per dire il vero o per mistificarlo? Cosa si nasconde dietro la mente di chi, giorno per giorno, attraverso la scatola magica sa usare le parole che disegnano la nostra immaginazione, alimentano la nostra paura, gestiscono la nostra ansia, provocano sorrisi, inventano sogni? Quali pensieri sottili, quali leggi dell’attenzione sta adottando? Si può spostare l’attenzione degli ascoltatori, con la stessa leggerezza o maestria, da un caso di cronaca nera all’ansia del cenone di Capodanno. Si può infarcire il niente di senso e sottrarre ai fatti la loro autenticità. Si può dire tutto e il contrario di tutto. Si può essere veri nella menzogna e bugiardi davanti all’evidenza. Le parole possono colorare il mondo di senso, ma possono anche diventare armi giocattolo sulle labbra di chi le sa usare. Non si tratta di un Grande Fratello che ci osserva e ci guida, in questa storia si vuole piuttosto mostrare come tutto possa essere maneggiato ad uso e consumo immediato, perché la legge imperante non è più quella di una mente superiore e malata che ci vuole orientare e guidare: i mostri sono diventati gli indici di ascolto, le pubblicità a cui non puoi rinunciare, gli sponsor che devi conservare, i sondaggi da manipolare, il lavoro che non puoi perdere. In questa storia non c’è una teoria da dimostrare ma c’è un rischio che tutti noi corriamo, la disumanizzazione dell’informazione, la sua insensibilità, la sua ricerca dell’effetto, la sua parodia della realtà.

17 – 26 gennaio 2017 | Residenza Urbana Progetto TLLT

“UNO CHE CONOSCEVO”
con Riccardo Buffonini, Veronica Franzosi, Valentina Mandruzzato, Chiara Tomei
Assistente alla regia Valentina Paiano
scene e costumi Maria Chiara Vitali
produzione Compagnia Teatro Binario 7/La Danza Immobile
Spettacolo sostenuto nell’ambito del progetto Next 2016
– Prima Nazionale –
ORARI SPETTACOLO:
Lun-sab ore 21
domenica ore 16

Teatro Libero di Milano via Savona, 10 – 20144 Milano | www.teatrolibero.it