Entrare in un mondo fantastico, impossibile, surreale: tutto questo è Escher, artista sui generis che ha ampliato le sue possibilità illustrative e pittoriche, raggiungendo livelli così sublimi da lasciare a bocca aperta perfino chi non capisce molto di litografie, arti figurative e illustrazione in generale.
La mostra ha già avuto successo a Roma, Bologna e Treviso, ma adesso il genio olandese “Escher” sbarca a Milano e vuole doppiare le mostre precedenti e ha tutte le carte in tavola per farlo, anzi ha la fantasia e la sua arte che con gli anni conquista sempre più i giovani.
200 opere, (mostra quasi completa): di sicuro troverete tutti i capolavori; per esempio la meraviglia della Mano con sfera riflettente, che è la mia preferita, poi Metamorfosi, bellissima e lunga “illustrazione” da guardare camminando e osservare ogni minimo particolare di cambiamento e trasformazione del disegno, dove finisce ricomincia, un giro in tondo, divertente e molto suggestivo; troveremo anche Relatività e Belvedere, oltre ai suoi esperimenti di prospettive di scale e forme geometriche assurde, uniche e magiche.
Entrare nel mondo di Escher è come scavare nella nostra fantasia e realizzare ciò che nei sogni risulta impossibile, lui è riuscito in ciò che molti adesso, grazie a lui realizzano nei film, nei fumetti, basti pensare alle sale cangianti nella saga di Harry Potter, alla pubblicità dove Mika va su per le scale assurde, o andando indietro nel tempo il famoso e bellissimo Labirinth in cui ogni cosa era escheriana, dal labirinto alle scale e stanze finale del film. Consigliato a tutti i giovani curiosi, ma anche a chi ha voglia di non vedere la classica mostra, ma un evento che ti colpisce lo spirito e il cervello.
Massimiliano Vermi
La mostra, promossa dal Comune di Milano – Cultura, è prodotta e organizzata da Palazzo Reale di Milano, Arthemisia Group e 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE, in collaborazione con la Escher Foundation, ed è curata da Marco Bussagli e Federico Giudiceandrea. Una grande esposizione che vede come main sponsor M&G Investments.
Comunicato stampa
Qualche tempo fa ricevetti un messaggio whatsapp da un mio caro amico che come immagine del suo profilo aveva scelto le “mani che disegnano”, una delle opere più famose di Maurits Cornelis Escher. Non sospettavo minimamente – e non avevo torto – che il mio caro amico avesse un qualche interesse per l’arte e quindi rimasi sorpreso nel vedere che avesse scelto un’opera di Escher per il suo profilo. Mi fu chiaro allora che l’arte di Escher era divenuta veramente popolare, ben al di là di quanto l’artista olandese – e molti di noi con lui – avessero mai immaginato. In vita, infatti, Escher non ebbe certo i riconoscimenti che oggi gli vengono tributati: quel suo stare in bilico tra l’arte e la matematica non ha giovato a una definizione precisa della sua personalità artistica. Da morto, la sua arte non è stata per molto tempo pienamente compresa e anzi è stata più volte interpretata e utilizzata in maniera quantomeno approssimativa: si pensi all’appropriazione della sua opera da parte del movimento hippie che Escher invece avversava. Memorabili furono i suoi rifiuti di concedere l’autorizzazione a utilizzare alcune sue opere come copertine dei dischi a Mike Jagger. Andò invece d’amore e d’accordo con i matematici, l’altra categorie di persone che lo amavano a tal punto da comprare le sue opere e a utilizzarle per illustrare i propri articoli. Fu proprio in occasione di un congresso mondiale di matematica che venne dedicata a Escher, e siamo nel 1954 ad Amsterdam, la prima, grande mostra.
Tra gli indubitabili meriti ascrivibili alla mostra del Palazzo Reale occorre menzionare che si tratta di una mostra retrospettiva pressoché completa e che, pertanto, il visitatore potrà seguire, passo dopo passo, tutta la produzione estetica escheriana: dagli anni della formazione (decisamente influenzati dalle risorse artistiche, paesaggistiche e architettoniche dell’Italia, in cui visse dal 1923 fino al 1935) allo snodo rappresentato dalla visita all’Alhambra, dalle tassellature alle superfici riflettenti, dalle metamorfosi ai paradossi geometrici. Un percorso così orientato permette anche di cogliere due aspetti che sono stati oggetto di ampia riflessione. Il primo è che il percorso creativo di Escher si sviluppa senza soluzioni di continuità in quanto già nei primi paesaggi degli anni Venti si intravvedeva quella specifica e del tutto speciale visione che sarà poi evidente nelle sue opere posteriori al 1936, cioè dopo la seconda visita al monumento moresco dell’Alhambra. Il secondo aspetto riguarda una presunta unicità, una sorta di isolamento di Escher dal tessuto artistico a lui contemporaneo. Anche in questo caso, il nostro progetto consente abbastanza agevolmente di capire come, al contrario, Escher conoscesse molto bene le altre esperienze artistiche come l’art nouveau (conosciuto attraverso gli insegnamenti del suo Maestro Samuel Jessurum de Mesquita), il simbolismo, il divisionismo, il futurismo, il cubismo e il surrealismo. In questo contesto appare non superfluo citare la sua piena comprensione della psicologia della Gestalt, corrente psicologica incentrata sui temi della percezione, nata e sviluppata in Germania negli Anni Venti, per la quale, in opposizione all’elementarismo dello strutturalismo, “il tutto è più della somma delle singole parti”. Molte sue opere sono infatti il frutto delle principali leggi (della semplificazione, della buona forma, della continuità, del triangolo di Kanisza, del vaso di Rubin, del convesso e del concavo) della Gestalttheorie. Furono proprio questi aspetti legati alla psicologia della percezione ad attirare su Escher l’attenzione di uno dei più grandi storici dell’arte del Novecento, Sir Ernst Gombrich che ha compiuto innovativi e perspicaci studi sul rapporto arte e psicologia (Arte e illusione; Arte, percezione e realtà; Il senso dell’ordine…). Si tratta, come si può desumere da questi brevi accenni, di una mostra articolata, densa, germinativa di molteplici stimoli di riflessioni che invitano a successivi approfondimenti per apprezzare appieno le straordinarie intuizioni di questo schivo artista olandese che ha saputo cogliere ciò che sta dietro la pura visibilità: una continua sfida intellettuale al senso comune che continuerà ad intrigare tutti e soprattutto le generazioni più giovani.
Domenico Piraina
Direttore del Palazzo Reale
La mostra vede come sponsor Generali, special partner Ricola, con il sostegno di la Rinascente e NH Hotels, e vede come sponsor tecnici ATM, Trenitalia, Coop Lombardia, Kartell e lighting partner Reggiani.
Con il supporto di Il Sole 24 ORE, Domenica 24 ORE e Radio24. L’evento è consigliato da Sky Arte HD. Catalogo edito da Fondazione Escher.
Sede e orari
Milano, Palazzo Reale (P.zza Duomo 12)
lunedì 14,30 – 19,30
martedì – mercoledì – venerdì – domenica 9,30 – 19,30
giovedì – sabato 9,30 – 22,30
Informazioni e prenotazioni
T +39 02 89 29 711
Informazioni didattica
didattica@arthemisia.it
T. +39 06 91511055
Hashtag ufficiale
#EscherMilano